Accoglienza in base ai residenti. Carlucci: “i migranti non sono un business da sfruttare”

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foto ministero dell’Interno, di Oreste Fiorenza, licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Si è svolta il 17 gennaio u.s. in Prefettura una riunione con i Sindaci dell’area metropolitana per illustrare il Piano Anci – Ministero dell’Interno che, come noto, tende a realizzare un sistema di accoglienza dei migranti richiedenti asilo diffuso e condiviso con il territorio. Alla riunione, presieduta dal Prefetto Pagano, ha partecipato anche il Sindaco Decaro, Presidente Nazionale dell’ANCI, oltre ai sindaci dell’area metropolitana o loro rappresentati e i Commissari Straordinari dei Comuni di Cassano delle Murge e Molfetta.

Il Piano si basa su progetti SPRAR che i comuni possono presentare, su base volontaria, per soddisfare l’aliquota di ripartizione prevista dal Piano stesso in relazione alla popolazione del Comune, di norma pari al 2,5 per mille della popolazione stessa; l’arrivo e la collocazione dei migranti sarà perciò gestito in maniera proporzionale alla popolazione residente, attestandosi, in linea di massima, su circa 2,5 posti di accoglienza ogni mille residenti.

Sono state discusse tutte le implicazioni derivanti dall’adesione al Piano, dagli incentivi di tipo finanziario (in corso di erogazione ai Comuni per il 2016, in misura pari a 500 euro per ogni richiedente asilo ospitato), alla “clausola di salvaguardia”, che comporta l’esenzione da nuove assegnazioni per quei comuni che abbiano soddisfatto interamente tramite un progetto SPRAR le aliquote si spettanza. Al momento usufruiscono già della “clausola di salvaguardia” i comuni di Cassano delle Murge e Sannicandro di Bari. Il Piano è stato condiviso dai sindaci presenti, ma seguiranno ulteriori incontri tecnici con i singoli comuni che ne facciano richiesta, come pure si apprende dal comunicato stampa diffuso dalla Prefettura.

foto ministero dell’Interno, di Oreste Fiorenza, licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Nel corso del Tavolo di coordinamento nazionale dell’Associazione Comuni Italiani riunitosi lo scorso 16 dicembre, in presenza dei rappresentanti dei Comuni, delle Province, delle Regioni, dell’UNHCR, dell’OIM e delle organizzazioni non governative impegnate sui temi delle migrazioni e dei rifugiati, il presidente dell’ANCI e sindaco di Bari, Antonio Decaro, e il delegato Immigrazione Anci e sindaco di Prato, Matteo Biffoni avevano giá valutato positivamente l’iniziativa messa in atto per fronteggiare l’emergenza: «Il Piano permetterà una distribuzione equilibrata dei migranti sul territorio nazionale attraverso l’adesione volontaria dei Comuni alla rete Sprar. Un’occasione per gli stessi Comuni per evitare invii di migranti in maniera massiva e non condivisa, ottenendo anche degli incentivi di natura economica».

A disposizione dei Comuni che aderiranno, infatti, non sono previsti solo incentivi di natura economica ma, soprattutto, la garanzia di una proporzionalità delle presenze rispetto alla popolazione residente in un percorso che rende i Sindaci protagonisti delle scelte di programmazione del proprio territorio.

Il Sindaco Davide Carlucci, nel frattempo, prende posizione sull’argomento con un post pubblicato su Facebook che riportiamo qui di seguito:

sindaco davide carlucciAcquaviva non ha alcuna intenzione di ospitare immigrati senza un progetto serio di accoglienza, in maniera cieca e alla rinfusa, obbedendo solo alle logiche di chi considera quello dei migranti come un business da sfruttare senza curarsi dell’impatto sociale ed economico sul territorio. Siamo favorevoli, invece, a un’accoglienza diffusa e mirata alla vera integrazione: piccoli nuclei sparsi in vari quartieri in modo armonico con la popolazione locale e con un numero complessivo sostenibile per una città, come la.nostra, con un alto tasso di disoccupazione. Dico questo perché da tempo Acquaviva è nel mirino di chi vuole trasferire da noi grandi gruppi di profughi senza confrontarsi con l’amministrazione e con la.società civile. Abbiamo respinto, un anno fa, l’arrivo di 78 profughi in via Pirandello, nel piano terra di un condominio che un tempo ospitava le classi di un istituto scolastico: c’erano tutte le.condizioni per costruire una bomba a orologeria sociale e mancavano le condizioni minime di vivibilità. La nostra posizione, però, non può essere quella della irresponsabilità egoistica, del rifiuto dettato dalla paura che qualcuno è pronto a cavalcare per miopi interessi di consenso elettorale. Un atteggiamento del genere spalancherebbe la porta a operazioni mostruose come la trasformazione in ghetto dell’ex ospedale Miulli, immobile per il quale invece stiamo progettando un destino diverso, dove possano trovare spazio gli uffici della Asl, gli studi medici, la prima assistenza, i laboratori analisi, ma soprattutto un centro di ricerca applicata e di formazione che porti lì le migliori menti e le più generose progettualità nel campo del volontariato e della cura della persona. Chiedo alla comunità di Acquaviva di condividere questo sforzo: vogliamo far posto ai nostri fratelli migranti guardandoli negli occhi come siamo da sempre abituati a fare tra di noi, pretendendo e dando rispetto, comunicando valori come la dignità della donna, la giusta retribuzione del lavoro, la legalità, il riconoscimento delle culture e delle religioni diverse, costruendo e condividendo progetti con loro, come vogliamo fare nell’ex scuola rurale della Cimaglia o in altre zone del paese. L’immigrazione tollerata o subita di certe realtà urbane, dove si può convivere negli stessi spazi restando indifferenti gli uni con gli altri, senza la volontà di conoscersi, di frequentarsi, di mescolarsi un pò, non ci apparterrà mai.

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