Ad Acquaviva spetterebbero 74 richiedenti asilo

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Acquaviva è “in debito”, per il sistema nazionale dell’accoglienza migranti, di 74 unità.

Sono le persone straniere che, secondo quanto pianificato dal Governo e dall’Anci, l’associazione nazionale comuni italiani, il nostro Comune dovrebbe accogliere sul proprio in territorio in rapporto alla popolazione residente. Dopo le polemiche Interviene il Sindaco Carlucci.

“Devo tranquillizzare i cittadini acquavivesi”, spiega ad Acquaviva Partecipa Davide Carlucci commentando alcune informazioni che circolano sui social. “Non esiste alcun arrivo di richiedenti asilo programmato per i prossimi giorni. Quello specchietto che circola su facebook si riferisce alle previsioni che la Prefettura di Bari ha indicato per tutti i Comuni della Città Metropolitana di Bari”. Mancano però alcuni paesi a noi vicini, come Cassano, Gioia del Colle, Sannicandro… “Sono i Comuni che hanno attivato gli Sprar, i sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Sono dunque città che già ospitano immigrati. Noi non lo abbiamo fatto perché non disponiamo di immobili già ristrutturati da adibire a questa funzione”.

Dunque, Acquaviva si sottrae all’obbligo di partecipare all’accoglienza dei migranti? “Tutt’altro – replica Carlucci – siamo pronti a fare la nostra parte. Non possiamo scaricare sugli altri Comuni una responsabilità che grava anche sulle nostre spalle. Al momento, però, non ci sono state proposte adeguate, da parte dei privati, che possono aiutarci a realizzare uno Sprar o a organizzare autonomamente un Cas, un centro di accoglienza straordinaria. Un anno fa qualcuno propose di concentrare un’ottantina di rifugiati nelle aule dell’ex Magistrale, al piano terra di un condominio in via Pirandello, noi ci opponemmo energicamente e non se ne fece più nulla. Siamo disposti a valutare altre soluzioni con un minore impatto sociale sui residenti, magari con piccoli nuclei diffusi in varie parti della città e fuori dal centro abitato. Ma se non verranno presentati progetti che tengano conto della nostra tranquillità sociale e delle esigenze occupazionali dei nostri giovani, la nostra posizione sarà contraria”. In sintesi, “no ai ghetti creati da speculatori che pensano al business senza confrontarsi con la comunità, sì a micro-progetti inclusivi, nei quali gli stranieri possano sentirsi veramente integrati e si creino prospettive di lavoro anche per i disoccupati acquavivesi”.

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