‘’Azzicche me vinn’ quinde ‘mbarèt u dialett’’
Ieri la ‘’prima’’ giornata del dialetto sopra…tutto!
di Maria Gargano
Voluta dal nostro sindaco il dr. Davide Carlucci e sostenuta dall’assessorato alla cultura nella persona di Mariella Nardulli, ieri la prima full immersion di dialetto in quel d’Acquaviva. Organizzata dall’associazione turistica Pro loco ”Curtomartino” in collaborazione con il Centro Polivalente per gli anziani, l’Università della Terza Età e la scuola secondaria di primo grado “Giovanni XXIII- Lucarelli”, sotto la guida esperta dello scrittore acquavivese Achille Signorile, moderatore della serata.
Erano in vendita, nei pressi del palco (gentilmente donato da Enzo Buonviso, organizzatore d’eventi), le copie del libro ‘’Viaggio nel mondo del dialetto acquavivese’’ di Vito Gentile, libro fondamentale per conoscere il nostro dialetto, la sua grammatica, la sua sintassi, oltre che i riferimenti storici e linguistici della sua evoluzione. ‘’I ricavati della vendita- ci dice il sindaco- saranno utilizzati come fondi da destinare alle attività per animare il centro storico’’.

“Viaggio nel mondo del dialetto acquavivese” di Vito Gentile, in vendita allo IAT, in Piazza Maria SS. di Costantinopoli, 16
Così ieri in Piazza dei Martiri, per due ore abbondanti, conoscitori ‘’du dialette d’Acquavive’’, come il maestro Gino Capozzo, Giovanni Tria, Nicola Ferrante Ieva e Giovanni Ippolito, hanno animato la serata con la loro recitazione impeccabile e autentica di una vasta scelta di poesie, proverbi e indovinelli. I ragazzi, invece, sono stati protagonisti di ‘’interrogazioni- scambio’’ rispondendo con il corrispettivo in dialetto di alcune parole e fornendo l’equivalente in inglese e francese di molti termini tradotti in dialetto dai frequentatori dell’UTE.
Una full immersion, dicevamo, che non ha fatto eccezione di momenti intensi equamente divisi tra i tre scrittori in vernacolo acquavivese presenti, quali Piero Novielli, Vincenzo Martielli e il già citato Achille Signorile. Tre momenti di recupero delle anime ‘’dimenticate’’, in un certo senso, perché ‘’il dialetto è una lingua a tutti gli effetti’‘, come sottolinea Davide Carlucci, ma è obiettivamente oggetto di un processo linguistico in evoluzione che rischia di cancellarne le origini se non le facciamo di nuovo nostre.
Da cinquant’anni a questa parte, infatti, il dialetto è stato considerato come mezzo di comunicazione da relegare alle sole quattro mura domestiche, da non utilizzare in pubblico per evitare di essere additati o derisi, ma il dialetto è la nostra seconda lingua d’origine e dobbiamo salvaguardarla. Una lingua che ci permette di arrivare prima, di ampliare le emozioni, perché c’è una sorta d’ermetismo, nel dialetto, che racchiude in ogni parola, una vastità di significati emozionali che ognuno di noi, crescendo, ha avuto modo di attribuirle. Perché è vero che l’unica cura nei rapporti interpersonali è il silenzio… ma l’unica premura resta indiscussa la parola!
La galleria fotografica è tratta dal bellissimo album “Pàrle Accòme Mànge ” in Piazza dei Martiri del 1799″ pubblicato su Facebook da Vito Abbinante.