Black out dopo il furto: dal 20 giugno ancora senza corrente la Contrada Cimaglia

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Sono passati ormai 18 giorni da quando, dopo un furto di cavi elettrici dai tralicci dell’alta tensione, le aziende agricole del territorio rurale acquavivese sono senza corrente elettrica.

Un disagio che definire grave è poco. Sono passati 18 giorni dal 20 giugno scorso, quando alle 23.30, in Contrada Cimaglia, residenti ed aziende agricole del territorio rurale acquavivese attraversato dalla S.P. 20 (la cd. via vecchia Gioia – Santeramo) sono senza corrente elettrica.

Il tutto è stato dovuto ad un furto di cavi elettrici messo a segno sui tralicci dell’alta tensione che attraversa le campagne di quella contrada. Da oltre due settimane abitazioni e masserie sono senza corrente elettrica.

Ad oggi, denuncia al nostro Blog il proprietario di una masseria della zona, il problema non è stato risolto, anche perché, così sembra aver giustificato il ritardo l’ENEL, la fornitura dei nuovi cavi elettrici necessari per il ripristino della linea dell’alta tensione tarda ad arrivare.

Una situazione a dir poco incivile nel 2017. Sembra essere tornati indietro di oltre 60 anni.

I disagi alle aziende agricole e ai residenti della zona non si contano, se si considera anche che vi è la necessità di utilizzare gli autoclavi elettrici per attingere acqua dai pozzi e dalle cisterne, in quanto la zona non è servita dalla rete dell’acquedotto.

Per non parlare poi del caldo di questi giorni e della presenza in quella zona anche di anziani che vivono da soli e persone disabili.

masseria cimino

Siamo stati abbandonati – sbotta il titolare della azienda agricola – nessuno dall’ENEL si è degnato di venire a controllare se serviva assistenza o acqua fresca. Mi ricordo che, invece, durante la nevicata dello scorso gennaio, le cose sono andate diversamente, tutti correvano come i pazzi per le masserie a chiedere se serviva qualcosa.

Devo dire, comunque, che quando ho chiamato il Sindaco Carlucci lui si è messo subito a disposizione intercedendo più volte con l’ENEL, ma non poteva certo fare miracoli.

Ed ancora: con queste temperature beviamo acqua calda, i frigoriferi sono spenti e anche le nostre provviste sono andata a male. Neanche gli animali vivono cosi. Ci sono masserie con anziani che vivono soli. E se qualcuno è attaccano ad un macchinario come fa??

Intanto molte delle vittime di questo prolungato black-out, oltre a correre ai ripari per tamponare alla meno peggio la situazione, minacciano di rivolgersi ad un legale per valutare se ci sono gli estremi per chiedere il risarcimento dei danni subiti, visto che già alcune sentenze, in casi analoghi, hanno riconosciuto tale possibilità.

L’Enel doveva intervenire subito, anche con soluzioni temporanee – aggiunge sul punto l’imprenditore agricolo in Contrada Cimaglia – io sto spendendo 40 euro al giorno di gasolio, oltre al costo di noleggio del gruppo elettrogeno impiegato per dare acqua agli animali. Anche a Gioia c’è stato un furto di cavi elettrici, ma la notizia è stata riportata dai giornali e sono intervenuti subito, nel giro di 3 o 4 giorni tutto è tornato normale. Invece da noi silenzio totale.

Insomma, una situazione, quella dei continui furti di rame, che definire paradossale è poco e che potrebbe legittimare il Prefetto a chiedere l’intervento dell’esercito e della Protezione civile per scongiurare il ripetersi di questi episodi che mettono a dura prova le aziende agricole del nostro territorio.

Un provvedimento per certi versi analogo venne assunto nel 2000 per fronteggiare il fenomeno criminale del contrabbando nella nostra regione, con quella che è passata alla storia come l’«Operazione Primavera», che portò alla sconfitta del contrabbando delle sigarette in Puglia e che è giusto ricordare come una grande vittoria dello Stato contro un fenomeno che aveva raggiunto una dimensione intollerabile, di autentico allarme sociale.

Già nel 2012, il deputato Michele Bordo, componente della Commissione Antimafia, dopo l’ennesimo furto di rame commesso nella campagne del Foggiano, aveva ipotizzato “una vera e propria dichiarazione di emergenza” per fronteggiare “l’ennesimo delitto commesso dai predoni del rame”. “Pur impegnandosi allo stremo, l’Enel non sarà mai in grado di ripristinare le linee elettriche in tempo utile a scongiurare il rischio che i prodotti freschi marciscano nelle celle frigorifere delle aziende agricole, o che gli allevamenti non siano in grado di affrontare le quotidiane attività – sosteneva Bordo – Allo stesso modo, non si possono abbandonare decine di famiglie che vivono in campagna senza l’energia necessaria, in molti casi, ad attivare le pompe dei pozzi da dove arriva l’acqua corrente”.

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