La neve ferma il tempo
Nevicata da annali storici dalla notte della befana e per i prossimi giorni qui ad Acquaviva.
di Maria Gargano
Così, come da previsioni ascoltate o snobbate, la neve è giunta puntuale nella notte dell’Epifania a riaprire i cuori dei più piccoli ma anche di chi mantiene vivida memoria del suo io bambino, delle storiche nevicate e di come solo la neve sa rendere magico un pezzo di mondo, specie quando è il tuo. Disagi, raccomandazioni, mezzi e propositi, intoppi e freddo gelido cadono in secondo piano davanti al suo splendore. La neve è magica perché ci costringe a stare in casa, a stringerci per star caldi, ad usare al meglio i propri mezzi di sostentamento, senza sprechi. La neve ferma il tempo e così il passato si mischia al presente e ciò che non va qui lo si trasferisce di là e viceversa… l’altruismo e l’amichevole conforto tornano dai tempi addietro a risvegliare i nostri animi mentre i mezzi e strumenti di soccorso ci tengono saldi al presente.
Riviviamo un tratto della storia di Acquaviva per mezzo di uno dei suoi cittadini doc, lo scrittore Vincenzo Martielli, e riportiamo di seguito il suo buongiorno di stamattina sul suo profilo facebook:
‘’IL SENSO DELLA COMUNITA’.
Ricordo, quand’ero bambino e fino all’età dell’adolescenza, Acquaviva era una cittadina laboriosa, solidale, viva. La gente, semplice, per la maggior parte contadina, viveva serenamente, campando del lavoro nei campi o del lavoro artigianale. Mio padre, lavorava in Germania, dove era emigrato nel 1961, lasciando la mia mamma sola con quattro figli, dei quali, tre disabili. Da sola, quindi, doveva far fronte a tutte le necessità e le difficoltà, che man mano la vita le presentava. All’inizio abitavamo in affitto in via Giuseppe Capozzo, avevamo due stanze, la cucina e la camera da letto, là dove dormivamo tutti.

Vincenzo Martielli che imbraccia un’altra delle sue passioni, la chitarra.
Nella strada ci volevamo tutti bene; i vicini di casa, spesso venivano a farci visita e a chiederci se avevamo bisogno di qualcosa, specie in situazioni di emergenza, come per esempio poteva essere un’abbondante nevicata, che in quegli anni erano piuttosto frequenti e copiose. Oppure quando accadeva qualcosa in famiglia, come un ricovero in ospedale per fratture del sottoscritto. Allora c’era sempre qualcuno dei vicini che si metteva a disposizione, per accompagnarmi in ospedale o per venirmi a prendere con la macchina, quando ero in dimissione. Ricordo Vituccio Liuzzi che aveva un alimentari in via Colaninno, vicino alla fontana, con la sua bianchina, oppure Minguccio Liguigli che abitava poco più in periferia, che veniva con la sua 600 multipla. Quando mia madre doveva andare da qualche parte, come per esempio andare a fare la spesa o qualche commissione, c’era sempre qualche vicina di casa, che veniva a vedere se avessi bisogno di qualcosa o a tenermi compagnia.
Nel 1963, con i soldi inviati da mio padre, acquistammo una casa, che si trovava in via Puccini, due strade più avanti rispetto a dove abitavamo in precedenza. Quell’anno ci fu una nevicata eccezionale, per due mesi circa, la neve coprì le strade e perciò non ci si poteva muovere. In Febbraio traslocammo ma io ero a letto con il gesso, quindi, i vicini di casa si misero tutti a disposizione per aiutarci. Quando si trattò di trasportarmi alla nuova casa, le macchine non potevano circolare, c’era mezzo metro di neve e allora, uno dei vicini, “Saverio Cazzolla”, mise a disposizione il suo traino con la mula; mi caricarono sopra, con tutto il letto, con tutte le coperte e ci avviammo, in questo viaggio assurdo.
Lungo il breve tragitto, sentivo l’aria fresca e la neve, che mi solcavano il viso, era una sensazione piacevole di libertà e di divertimento. Tutti gli altri vicini, ci seguirono a piedi e giunti a destinazione, diedero una mano a scaricare il letto e quindi, la mia persona, collaborando insieme ai vicini della nuova abitazione.
Anche in quel caso, gli amici, i vicini, i parenti ebbero un ruolo fondamentale a far sì che non ci mancasse nulla e a sollevare la mia mamma da tante problematiche, per le quali, avrebbe avuto preoccupazioni maggiori. Ricordo sempre con grande piacere quella maniera di vivere, sulla quale ho improntato la mia vita, quella della mia famiglia, quella dei miei figli. Non potrò mai dimenticare quella solidarietà di persone semplici e povere, ma ricche di bontà e altruismo. Non scorderò mai chi mi ha fatto del bene, soltanto per il gusto di farlo, perchè il bene che facciamo, ci viene reso, sempre.’’
BY #PALANGRIDD