La poesia degli algoritmi
Gli aspetti legali della letteratura informatica all’ultimo convegno formativo per giuristi e Avvocati di Bari, ad Acquaviva delle fonti.
di Maria Gargano
Venerdì 4 novembre, nel salone delle feste di Palazzo De Mari, si è tenuto un convegno organizzato da alcuni Avvocati esperti di diritto digitale e processo civile telematico, tutti componenti della Commissione Informatica dell’Ordine degli avvocati di Bari, e sponsorizzato dalla società Astalegale.net che ha pagato le spese ed offerto un gradito coffè break ai partecipanti.
Gli avvocati relatori negli ultimi anni, offrendo la propria professionalità, hanno curato la formazione gratuita dei giuristi circa le congrue metodologie da seguire nello svolgere la propria attività lavorativa al fine di risultare efficiente nell’evolversi della informatizzazione, e in vista del PCT (Processo Civile Telematico).
Il convegno è stato incentrato sulla gestione degli adempimenti procedurali, il documento informatico, la sua conservazione e la produzione in giudizio, le notifiche e attestazioni di conformità, deposito telematico ed accettazione degli atti processuali.
Dopo i saluti iniziali del presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari Giovanni Stefanì, portati dal Consigliere Nicola Gargano, i relatori, gli avvocati Adriana Augenti, Vito Pasciolla, il segretario di commissione l’avv. Fabio Distefano e il referente avv. Nicola Gargano (intervenuto in video conferenza), moderati dall’avvocato Patrizio Galeotti, si sono confrontati offrendo le loro esperienze e competenze, con una settantina di giuristi presenti e interessatissimi.
Ebbene si evince da uno degli interventi della Augenti, sulla conservazione degli atti processuali (argomento poco conosciuto anche per via della mancanza di una norma chiara che disciplini la materia soprattutto in campo giudiziario), che le metodologie ci sono ma è necessario rivolgersi a conservatori accreditati dall’AGID- Agenzia per l’Italia Digitale.
<<Noi avvocati, in sostanza– interviene Vito Pasciolla– dobbiamo avere la possibilità di conservare documenti elettronici nel tempo ma, soprattutto, salvaguardarne la validità legale tenendo presente l’evoluzione galoppante della tecnologia, è un problema che interessa anche le cancellerie, e stiamo aspettando un chiaro intervento legislativo che manca e ci costrnge ad utilizzare dei rimedi ricavati da una lettura articolata e complessa, per questo spesso sconosciuta ai non addetti ai lavori, della disciplina generale sulla posta elettronica certificata.>>
La conservazione, quindi, risulta essere vitale ai fini probatori e fiscali ma anche emotivi, come sottolinea più volte l’avvocato Augenti.
<<Il linguaggio di un software è considerato un’opera letteraria in Europa- aggiunge l’avvocato Galeotti. Ogni linguaggio è diverso e viene tutelato attraverso il diritto d’autore.>>
La realtà in cui viviamo, pertanto, dopo il progressivo processo di digitalizzazione di ogni aspetto della stessa, è oramai da considerare, sempre e comunque, sotto tre aspetti: quello emotivo, quello amministrativo e quello legale; e in entrambi i casi va tutelata. <<Per un giurista- continua l’Augenti– il valore emotivo di un atto giudiziale è legato alle parole utilizzate nel trattare un determinato argomento dando vita ad un importantissimo precedente a cui attingere in casi simili, oltre al ricordo umano che vi si lega.>>
Quello che condividiamo tramite internet, che siano parole, la nostra voce, il nostro sorriso, la nostra immagine, si trasforma in bit che vengono elaborati attraverso algoritmi e si legano, come da definizione, ad un linguaggio comune in tutto il mondo di internet senza confini di stati e territoriali, il linguaggio binaio fondato su un uno e uno zero, che tracciandoci ci incatena tenendoci lì sul web per sempre.
Per questo oggi si parla sempre di più di diritto all’oblio, cioè a veder cancellati i nostri dati una volta che esauriscono il motivo per cui sono stati messi on-line.
Così, da blogger dell’informazione, approfittiamo degli avvocati della commissione e gli chiediamo se sia legale vivere dopo la morte, come spesso accade sui social. Ci si spalanca davanti una finestra chiamata ”privacy” , termine che abbiamo adottato dagli USA , ma che in Italia va più correttamente chiamato ”tutela dei dati personali” .
<<E’ bene precisare– ci risponde Galeotti– che, nonostante l’accordo tra gli USA (considerati stato canaglia in materia di privacy) e l’Europa, gli standard sulla privacy per forza di cose non coincidono, partendo da concetti completamente diversi. Molti, troppi non sanno che Iscrivendosi ai social, si accetta di sottostare alla disciplina degli USA dove praticamente tutte le grandi società hanno sede legale come facebook e quindi ricevere quella minore tutela che permette alle società come facebook di diventare proprietaria di ogni informazione noi inseriamo nel social, foto documenti e dati personali. L’ultima parola sui nostri dati, non ce l’abbiamo noi quando li inseriamo su facebook, ma una società che ha sede dall’altra parte dell’Oceano Atlantico e che ogni volta che noi gli chiederemo ragione secondo il nostro diritto ci risponderà secondo le regole del diritto statunitense che sono ben diverse dalle nostre e gli attribuiscono praticamente ogni potere. Proprio per questo la Commissione Informatica del Consiglio dell’Ordine di Bari insieme al Comitato Pari Opportunità dello stesso Ordine, hanno in cantiere il prossimo ciclo di seminari che tratterà dell’uso consapevole dei social, molto probabilmente dal titolo ”Pensa prima di chattare.”
La nostra vita tra rime baciate e assonanze nella poesia degli algoritmi…