Occhi d’oltremare
Collins, ventiduenne ghanese, può finalmente gettare le basi per la sua vita in Italia come nostro concittadino grazie al progetto ‘’ Protetto Rifugiato a casa mia ’’.
di Maria Gargano
Arrivato in Italia ad ottobre 2015 con uno dei viaggi della speranza, su un barcone che porta a riva solo chi rimane in vita, Collins, del Ghana, giunge ad Acquaviva a dicembre dello stesso anno. Da Modugno, dove vive per circa un anno assieme a numerosi immigrati in una delle case d’accoglienza del paese, ogni mattina prende il treno delle 7.31 e viene a passare cinque ore delle sue mattine presidiando un negozio del centro. Ogni mattina, che ci fosse il freddo polare nei giorni di pieno inverno o il caldo torrido delle giornate estive, lui è lì immobile con i suoi occhi lucidi, limpidi seppur scurissimi. Occhi che fanno compagnia allo staff del negozio e mani che non si negano nell’aiutare ad ogni occasione. Un ragazzo con una dignità esemplare, educato, timido, quasi terrorizzato e tanto triste, una tristezza che molti imparano a riconoscere con il passare del tempo, una tristezza che un giorno incrocia l’animo sensibile e materno di una dolcissima signora, cliente abituale; signora che decide di impegnarsi a restiruire, a quegli occhi, la luce che meritano, come qualsiasi altro essere umano.
<<Ho sentito il dovere– ci confida la donna- di non fermarmi a pensare ”mi dispiace per quel ragazzo”. Mi sono detta che, se Dio mi aveva messo sulla sua strada, voleva dire che dovevo fare il possibile per aiutarlo. Ho pensato alla sua mamma e che, se fosse stato mio figlio, avrei fatto di tutto e, quindi, perchè non fingere che lo sia davvero?>>
Seguono mesi di incertezze, di burocrazie con cui lottare, di interpreti per conoscere meglio la realtà di Collins, la sua vita e, soprattutto, i suoi bisogni per garantirgli maggior supporto possibile. Tutto questo fa crescere sempre più la determinazione della donna a realizzare il suo sogno, un cammino di fede in cui la forza del bene prende forma nel progetto di inclusione sociale ‘’ Protetto Rifugiato a casa mia ’’ a cui la parrocchia San Eustachio aderisce, progetto offerto dalla Caritas a livello nazionale. Nella nostra Diocesi Altamura- Gravina- Acquaviva delle fonti, Don Mimmo Giannuzzi e Don Giuseppe Loviglio a Gravina, sono i primi a realizzare questo progetto. Due immigrati nello specifico, Lamin, ragazzo diciottenne proveniente dal Gambia, insieme a Collins, ricevono un bilocale in affitto a spese della chiesa comprensivo di utenze, per un periodo di sei mesi in cui due famiglie tutor, sostenute anche da un gruppo di persone che finanziano in maniera volontaria il progetto Protetto Rifugiato a casa mia , si impegnano ad accompagnare i due ragazzi in un percorso parallelo di istruzione e inserimento nel mondo del lavoro. Un progetto encomiabile che rende felici le due famiglie e tutti coloro che hanno creato un varco nelle proprie vite in cui i sorrisi di Collins e Lamin hanno piantato il seme della speranza.
Collins oggi ha un sorriso raggiante, tenero e fiero, a poco più di un mese dalla data di assunzione presso un’azienda del paese e Lamin, dagli occhi vivaci e il sorriso che dice più di un italiano imparato molto bene, ansioso per il suo prossimo esame di quinta elementare; non penserà ad altro finchè non sarà passato mentre fa l’apprendista in un negozio di barbiere.
“Chiedete e vi sarà dato; –recita il Vangelo secondo Matteo ai versi 7,7- cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. L’accoglienza è fermarsi a guardare la gente negli occhi perchè solo gli occhi sono in grado di muovere le anime per dare loro modo di cambiare il mondo.