Passaggi pedonali rialzati, per il Ministero la colpa è della ditta. “Il Comune è stato tempestivo”

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ministero-delle-infrastrutture-e-dei-trasportiQuelle orribili montagnette. Comunemente, tutti le chiamano “dossi”. In realtà, sono “passaggi pedonali rialzati”. E sono al centro della polemica politica, sui social e fuori, ormai da mesi. Ma come stanno realmente le cose. Di chi è la colpa se sono stati fatti così male? Una sorta di “sentenza” su quest’opera pubblica è arrivata qualche giorno fa. A scrivere è stato il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, i cui ispettori, su invito della Codacons, hanno effettuato un sopralluogo ad Acquaviva il 14 aprile. Nelle note inviate da Luigi Maiulli, responsabile locale dell’associazione, si evidenziavano la “presenza di buche stradali” in via Marconi e la irregolarità dell’esecuzione dei passaggi pedonali.

Secondo il Codacons, “tali passaggi pedonali non risultano rispettare quanto dettato dalla normativa” perché “si tratta di manufatti realizzati sul posto e non di prefabbricati omologati” e comunque “non sono facilmente rimovibili, infatti risultano di altezza superiore ai sette centimetri, non hanno la classica zebratura gialla e nera, non sono ben visibili di giorno e di notte e sono stati installati su tutte le arterie prioritarie della viabilità cittadina”.

Cosa rispondono gli ispettori ministeriali?  Per via Marconi, nessun problema: “Dal sopralluogo si è riscontrato che le problematiche segnalate erano state risolte poiché erano già stati eseguiti i lavori di bitumazione”.

Quanto agli attraversamenti pedonali rialzati, il comandante dei vigili di Acquaviva, Giovanni Centrone, ha potuto esibire documentazione nella quale si può evincere quale è stato il comportamento del Comune e quale il comportamento della ditta esecutrice, la Copan di Capurso.

sindaco davide carlucciA ottobre 2015, infatti, il sindaco Davide Carlucci ha firmato un’ordinanza per “attuare opportuni programmi e accorgimenti mirati a salvaguardare l’incolumità dei pedoni, soprattutto in questi tratti di strada utilizzati da particolari categorie di persone quali bambini e anziani, identificabili come isole ambientali e che, pertanto, sono da tutelare soprattutto per quanto attiene la sicurezza stradale”. Il primo cittadino indica anche come realizzare questi interventi: “Tra i predetti interventi mirati alla sicurezza degli utenti deboli della strada, sono compresi i passaggi pedonali rialzati, da realizzare in conglomerato bituminoso, con l’obiettivo di favorire l’attraversamento dei pedoni e di permettere il miglioramento delle condizioni di visibilità degli stessi anche attraverso l’installazione di opportuna segnaletica stradale verticale di complemento”.

A novembre partono i lavori. E gli agenti della Polizia Locale di Acquaviva, insieme ai tecnici dell’Ufficio Tecnico, visionano i lavori e manifestano parecchie perplessità. Il Sindaco minaccia di adire le vie legali contro l’azienda, scrive al Comandante che, da parte sua, fa pressioni sulla ditta. Fino a redigere una nota, il 3 dicembre, nella quale evidenzia che i passaggi “risultano non ancora ultimati in quanto da sopralluogo effettuato il 2 dicembre è emerso che alcuni di essi necessitano di ulteriori interventi atteso che alcuni presentano buche e/o sono mancanti di parti di conglomerato bituminoso come da foto allegate. Premesso quanto sopra, si invita codesta spettabile società a provvedervi con urgenza…”.

Passano i mesi e la ditta non risponde. Chiude i lavori alla meglio ma non dà la possibilità di collaudarli. Fino a quando il comandante scrive, a marzo, che “non risulta ancora da voi adempiuto il contratto in quanto la prestazione a vostro carico risulta non conforme per caratteristiche, atteso che i passaggi pedonali da voi realizzati presentano buche e mancanti di parti di conglomerato bituminoso”. E’ una vera e propria diffida, perché “l’inadempimento è addebitabile unicamente a vostra esecutiva colpa”.

Nonostante le minacce legali e le richieste di risarcimento, però, la Copan non risponde. Arrivano gli ispettori ministeriali. E rilevano una serie di incongruenze nei lavori: sul retro dei cartelli vanno riportati gli estremi dell’ordinanza, vanno rifatte le strisce bianche orizzontali, ormai sbiadite; buche, fessurazioni e sgretolamenti sul manto bituminoso vanno eliminati; occorre eseguire la pulizia della strada e realizzare rampe per diversamente abili sul marciapiede.

Tuttavia, non sono necessarie le zebrature e gli altri accorgimenti richiesti dalla Codacons perché “gli attraversamenti pedonali rialzati presenti nell’abitato di Acquaviva non sono paragonabili ai dossi di rallentamento della velocità”. Quindi “possono essere eseguite dall’Ente proprietario della strada, utilizzando esclusivamente materiali previsti dalla vigente normativa…”. Insomma, “le opere in questione non devono essere confuse con i dossi di rallentamento della velocità ai sensi dell’articolo 179 del regolamento di esecuzione e di attuazione perché la loro geometria in genere è diversa da quanto previsto nella normativa richiamata”. Certo, la geometria deve garantire le necessarie minime condizioni di scavalcamento da parte delle normali autovetture, in particolare quelle con carenatura bassa, e il Comune è responsabile per eventuali danneggiamenti di veicoli. Ma, sebbene siano stati eseguiti male, la tipologia degli attraversamenti è quella giusta.

Gli ispettori ministeriali aggiungono anche che “come si evince dagli atti forniti, si è avuto modo di constatare che il Comune si è attivato tempestivamente per risolvere le problematiche riscontrate, intimando all’impresa di ripristinare le opere a regola d’arte, ma purtroppo, al momento del sopralluogo, la citata impresa non aveva ancora provveduto”.

In sintesi: il Comune deve provvedere a sanare tutte le irregolarità nell’esecuzione, ma non può essere considerato responsabile di quello che è avvenuto. La relazione degli ispettori, fanno sapere da Palazzo De Mari, sarà presto inviata alla ditta che, nel frattempo, ha inviato una lettera di rigetto della diffida alla rimozione dei passaggi pedonali. Se non li dovrà rimuovere, li dovrà ripristinare a regola d’arte nel più breve tempo possibile. Pena una maxirichiesta di risarcimento dei danni morali e materiali provocati al Comune.

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