Venerdì 26 Giugno, presentazione del libro “La Democrazia di Atene: Storia di un Mito”

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L’Assessorato alla Partecipazione del Comune di Acquaviva delle Fonti invita la Cittadinanza alla presentazione del libro di Francesco Colafemmina “La Democrazia di Atene: Storia di un Mito”, edizioni Passaggio al Bosco.

Venerdì 26 Giugno alle ore 19.00 presso l’Atrio di Palazzo De Mari. 

La Democrazia di Atene: Storia di un Mito

Venerdì 26 Giugno, presentazione del libro “La Democrazia di Atene: Storia di un Mito”

Interverranno:

Dott. Domenico Ferrante – Moderatore

Prof. Nicola Biffi – Già docente di Letteratura Latina presso l’Università di Bari e di Storia Antica presso l’Università della Basilicata

Prof.ssa Angela Leo – Docente di Greco e Latino – Liceo Classico “Publio Virgilio Marone” di Gioia del Colle

Prof. Spartaco Pupo – Professore associato di Storia delle Dottrine Politiche -Università della Calabria

Sarà presente l’Autore Dott. Francesco Colafemmina

“La Democrazia di Atene: Storia di un Mito”a cura di Francesco Colafemmina

Francesco Colafemmina

Francesco Colafemmina

Era il 28 luglio dello scorso anno, vigilia del battesimo del piccolo Alexandros Spyros. Su un lento traghetto bianco attraversavo l’Egeo fra le Sporadi e l’Eubea, e rileggevo un breve pamphlet del V secolo a.C., quando scorsi, oltre la famiglia tedesca che poggiava i piedi nudi sulla ringhiera del ponte, una fila lontana di triremi che viaggiava verso l’Artemisio. Sopra il primo ordine di traniti, in piedi, un uomo, con un chitone azzurro guardava l’orizzonte, e si interrogava sulle contraddizioni della sua Atene, su quella “follia condivisa” (come dirà più tardi Alcibiade) chiamata democrazia.

E’ cominciato così un nuovo viaggio che prende le mosse dalla crisi della democrazia contemporanea, attraverso le preziose riflessioni del politologo americano Sheldon Wolin, per poi attraversare l’evoluzione della democrazia ateniese, da Dracone alla morte di Pericle, mentre infuriava la guerra del Peloponneso. Sparta e Atene, come destra e sinistra, identità e globalismo, o come utili inganni per mascherare la sete di potere dell’uomo? Non fu quel conflitto fra terra e mare anticipazione della lotta ideale fra Behemoth e Leviathan che doveva generare un nuovo nomos, quello dello Spazio, ossia “il potere sfrenato della tecnica”, secondo la profetica speculazione di Carl Schmitt?

Ho terminato questo lavoro impegnativo il primo marzo di quest’anno, mentre l’Italia si avviava alla quarantena. E, al di là delle esigenze sanitarie, abbiamo visto emergere con forza i segni della dissoluzione dei principi democratici, l’avanzata inarrestabile della tecnica, l’evidenza denudata delle tremende contraddizioni dei regimi politici occidentali e le minacce che questo intervallo di pochi mesi ha comportato per la nostra libertà, i nostri diritti, la sopravvivenza stessa della società, sempre più diluita in individualismi mercantili.

Occorre forse recuperare lo spirito di Salamina – declinazione ateniese dell’eroismo dei Trecento alle Termopoli -, occorre ripensare al futuro della democrazia a partire da ciò che ci unisce nel tempo e nello spazio. E ribellarsi ad ogni forma di tirannia o schiavitù, edulcorata dal piacere o dall’abitudine.

Oggi che questo lavoro impegnativo vede la luce, voglio ringraziare tutti coloro che lo hanno ispirato e sostenuto: anzitutto l’Anonimo Ateniese autore della Costituzione degli Ateniesi tradotta e dettagliatamente commentata in coda al volume, poi Tucidide (e con lui la memoria della professoressa Leonarda Procino che me lo ha fatto amare), Pericle, il cui piccolo busto mi ha guardato per intere notti sulla mia scrivania, facendomi intendere la grande complessità della sua anima, Marcello Gemmato che, nonostante l’impegno politico raddoppiato in questo periodo, ha ancora quello di offrire la sua lettura da parlamentare delle tante questioni dibattute in questo saggio, Margherita Grassellini e Marco Scatarzi, che hanno creduto in questo lavoro e hanno subito con stoico coraggio il continuo viavai di bozze, Angela Leo che ha avuto la pazienza di leggere l’opera e di offrirmi i suoi consigli e alcuni spunti di lettura, Mimmo Ferrante che, da buon estimatore di Carl Schmitt, avrebbe dovuto leggerla e non l’ha ancora fatto nonostante la lunga quarantena, il professor Spartaco Pupo per la preziosa prefazione e per aver risolto brillantemente il dilemma del titolo, Doriana Lagravinese per aver sopportato interminabili miei monologhi, da quelli sulle influenze persiane nella cultura ateniese, alle sottili disquisizioni sulla bontà di Solone e la malvagità di Crizia. I miei genitori infine, ai quali dedico questo mio libro, e il piccolo Matteo, la cui frase “papà stai sempre a studiare”, mentre indirizzava sulla pista l’ennesimo Trenino Thomas, ho sentito ripetere tante volte, forse troppe, ma che spero un giorno potrà comprendere che questo saggio è stato scritto anche per lui, per spalancare gli occhi ai nostri figli sulla società di domani, sulle sue insidie, e sulla ricchezza prospettica e ideale che costantemente attingiamo dalla sapienza dell’Ellade.

A tutti voi, amici, auguro una buona lettura!


L’intervista di Francesco Colafemmina su Letture.org

Risposte, spunti di riflessione e un quadro delle questioni affrontate nel saggio appena pubblicato.


La recensione di Luigi Iannone apparsa su “Il Giornale” del 09/06/2020

 

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