Siete pronti ad una visita guidata alla chiesa di Sant’Angelo? Si? Allora cominciamo…

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Dopo il clamore suscitato dalla notizia del calendario pro-Trans realizzato con scatti rubati nella chiesa di Sant’Angelo, l’Archeoclub “Sante Zirioni” di Acquaviva ne propone una visita guidata, raccontandoci la storia e la bellezza di questo antichissimo luogo di culto. 

 

LA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

La chiesa di Sant'Angelo ad Acquaviva delle FontiSi pensa che la chiesa detta di Sant’Angelo sia la più antica esistente in Acquaviva delle Fonti, non perché ci siano documenti che lo attestino, ma perché essa è situata in Largo Sant’Angelo nella parte più antica della città, una volta detta Civita o Civita Vecchia, e, unica in paese, non ha nessuna casa addossata, segno questo che quando è stata edificata quella zona non era completamente urbanizzata.

Qui si venera l’Arcangelo Michele e la Madonna della Libera.

Il culto di San Michele Arcangelo, che si festeggia il 29 settembre, è molto antico e si lega costantemente alle grotte dal V sec.d.C., quando, stando alla tradizione, ove ora sorge il santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo sul Gargano, in una grotta si rifugiò un toro.

l proprietario, Elvio Emanuele, cerco di riprendere il suo più bel animale ma non riuscì a farlo uscire, decidendo così di ucciderlo con delle frecce. Una di queste frecce torno inspiegabilmente indietro conficcandosigli in un occhio.

Il malcapitato raccontò il fatto al Vescovo della vicina città di Siponto che si recò sul posto e qui miracolosamente gli apparve l’Angelo, che chiese di consacrare quella grotta a se. Dopo vari tentennamenti, al Vescovo che non si decideva a consacrare la grotta, apparve per la terza volta il Principe delle Milizie Celesti dicendo solennemente che non c’era più bisogno di consacrare quel luogo in quanto ciò era già avvenuto con la sua presenza. San Michele Arcangelo fu il Santo principale dei Longobardi e i vari santuari sparsi in tutta Europa meta di costanti pellegrinaggi che continuano ancor oggi.

Nella chiesa è vivo anche il culto della Madonna della Libera.

La Madonna della Libera viene venerata a partire dal 2 luglio del 663. L’agiografia racconta che essa apparve sulle mura della città di Benevento, all’epoca capitale del ducato longobardo meridionale, invocata dalle preghiere di San Barbato, vescovo della città, Essa, manifestandosi, si parò dinnanzi all’Imperatore bizantino Costante II, che assediava la città per riportarla sotto il dominio dell’Impero Romano d’Oriente, e mostro al condottiero il palmo della mano con il segno della Santa Croce impresso, imponendogli di cessare le ostilità. Fu così che l’imperatore cristiano tolse l’assedio e la città fu libera. A partire da questo evento, il culto sì diffuse rapidamente in tutta la penisola e per ogni dove. La Vergine della Libera viene invocata, per le ragioni raccontate, a protezione dai pericoli militari.

Le prime notizie documentate si questo edificio sono del 1571, tratte dal resoconto della visita alla nostra città del canonico Antonio Puteo.

L’edificio fu interessato da molteplici interventi di ricostruzione e ristrutturazione nel corso di vari secoli.

Molte sono le opere d’arte e gli arredi di interesse storico-artistico. Notevole è la Pala d’Altare raffigurante l’Arcangelo nell’atto di sconfiggere il demonio che è del XVII sec. e di scuola meridionale. Bello anche il dipinto della Madonna della Libera, posto sull’Altare, sempre del XVII sec. e di autore ignoto.

Ancora due acquasantiere in breccia corallina sono poste ai lati dell’ingresso. Recandoci alle spalle dell’Altare troviamo un armadio ligneo intagliato ed un genuflessorio ligneo, entrambi preziosi e del XVI sec.

Una notizia interessante è che il pavimento in maiolica del ‘700 proviene dalla cripta della nostra Cattedrale, che, dopo i profondi lavori di rinnovamento che la interessarono e che furono messi in opera nel 1865 dal Sante Simone, architetto conversanese, trovarono nuova sistemazione in questa bella chiesetta.

La chiesa di Sant'Angelo ad Acquaviva delle FontiI morticini

Questa chiesa era usata per la sepoltura dei “morticini”, ossia dei bambini che purtroppo morivano facilmente a quei tempi e che venivano sepolti nella chiesa per metterli sotto la protezione del’Angelo e della Vergine e tenerli vicini alle preghiere dei fedeli.

Questo avveniva prima che le leggi napoleoniche (1806) ponessero fine alla sepolture nelle chiese ed imponessero la costruzione di cimiteri al di fuori delle mura cittadine.

Le quattro tele

Sulle pareti laterali fa bella presenza un ciclo di quattro tele: L’Annunciazione, La visita di Maria alla cugina Elisabetta, Il matrimonio di Giuseppe e Maria e L’adorazione dei pastori. Due di queste hanno delle dedicazioni, una dice: “SUMPTIBUS FRANCISCI GENTILIS 1741” – (FATTO) A SPESE DI FRANCESCO GENTILE NEL 1741 e l’altra: “DA CONZATORI PER LIMOSINE” – DAI CONCIATORI (di pelli) PER ELEMOSINA.

Da questo si evince che all’epoca i conciatori della nostra città erano una piccola corporazione con un discreto benessere economico, tanto da poter commissionare dei dipinti da donare a questa chiesa.

Verso la fine dello scorso secolo, quindi non molti anni fa, vi fu il furto della piccola statua di San Michele Arcangelo posta nella nicchia della facciata della chiesa.

Altri furti ci sono stati, altri tradimenti della buona fede sono avvenuti a discapito della brava gente che si occupa di mantenere decorosamente questi luoghi di culto, ai quali va il mio più profondo ringraziamento.

Di questo però non vi parlerò, continueró sempre a raccontarvi, insieme ai soci dell’Archeoclub, quello che fà di questa e di altre chiese dei piccoli gioielli di arte e di storia e che per tanti rappresentano un punto di riferimento e di identità.

Alla prossima visita.

Marco Bruno – Presidente dell’Archeoclub “Sante Zirioni”

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