Io sono il Sindaco del paese da cui parte questa ragazza in cerca di lavoro

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Una riflessione sui ragazzi costretti a lasciare la propria terra per lavoro

Una foto molto condivisa sulla pagina Facebook “Inchiostro di Puglia” immortala il momento in cui una figlia va via da Acquaviva per lavoro e una mamma la guarda mentre parte senza rassegnarsi alla separazione.

Tantissime famiglie vivono quotidianamente questa sofferenza, divise tra la speranza di un futuro lavorativo stabile e la preoccupazione della lontananza.

Cosa una comunità può fare, come le istituzioni devono intervenire, viene descritto nelle seguenti parole del sindaco Davide Carlucci, che provano a focalizzare l’attenzione di tutti gli operatori e i cittadini sulla vera emergenza attuale: la creazione di opportunità di lavoro per sentire che un futuro nella propria terra è possibile.

Io sono il Sindaco del paese da cui parte questa ragazza in cerca di lavoro a Milano.

sindaco davide carlucciLeggendo questo post, mi sono chiesto: cos’abbiamo cercato di fare noi per evitare questo viaggio, che prima di questa ragazza hanno fatto i miei nonni, i miei zii, e tanti amici, parenti, concittadini? Tanto abbiamo fatto: potrei citare diversi atti approvati con il fine di intercettare la ripresa e creare le condizioni per accogliere nuovo lavoro.

Ci siamo riusciti? No, per niente.

So di essere responsabile solo in minima parte di questo fallimento ma per onestà la responsabilità me la prendo per intera: perché io rappresento, sia pure “in sedicesimo”, tutte le istituzioni italiane, avvolte nella bandiera tricolore che sventola sul Municipio, cucite nella fascia che indosso nelle processioni, riunite nelle note dell’Inno che ascoltiamo in apertura di ogni consiglio comunale.

Siamo responsabili tutti noi di ogni ragazzo che lascia Acquaviva quando tardiamo a rilasciare una licenza, quando non riusciamo a rendere attrattiva, nonostante tutti gli sforzi, la nostra Zona Industriale, quando non diamo abbastanza importanza a questo ambito della vita cittadina ritenendo più importanti gli escrementi canini o, peggio, gli scontri interni alla maggioranza, le agitazioni sindacali pretestuose, le malattie per prolungare le ferie.

Siamo tutti responsabili, e io per primo, quando non protestiamo abbastanza con tutte le altre istituzioni che non ci aiutano a pianificare lo sviluppo come si dovrebbe, quando ignorano, nel nostro caso, la necessità di far crescere l’indotto sanitario dopo l’impoverimento causato dallo spostamento dell’ospedale fuori dal nucleo urbano, o la nostra voglia di potenziare l’agroalimentare, l’industria meccanica, del packaging o gli altri settori in cui già operano le nostre imprese.

Ma soprattutto, siamo responsabili tutti delle storture di questa Itala, che da 156 anni non riesce ad allineare il Sud al Nord.

E di questa economia, che crea differenze e squilibri territoriali, insegue il lavoro laddove costa meno, protegge ormai solo i grandi capitali, le banche e gli evasori fiscali, senza che noi siamo in grado di cambiare il corso delle cose.

Siamo responsabili tutti, e io prima di tutti, se non teniamo ben presenti tutti questi aspetti nel nostro impegno quotidiano, cercando di studiare la soluzione migliore, consultando se possibile gli esperti più seri.

E se non rinunciamo a strumentalizzare politicamente ogni cosa, come sicuramente qualcuno farà con questo post, per poter dire “se ascoltassero me” o “se votassero me” sulle spalle di una ragazza che se ne va, e di una mamma che la vede andar via, come tanti prima di loro e come tanti ne vedremo ancora.

Davide Carlucci 

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