Tari, intervista all’assessore Francesco Bruno: “Vi spiego cosa è successo ad Acquaviva”

Shares

Francesco Bruno, Assessore all’Ambiente del Comune di Acquaviva, spiega come si è svolto sinora il servizio rifiuti e quali fattori hanno inciso nel calcolo della TARI del 2017. 

assessore Francesco BrunoDopo le polemiche seguite agli avvisi di pagamento della Tassa Rifiuti del 2017, siamo andati a bussare alla porta dell’Assessore all’Ambiente Francesco Bruno. Numeri alla mano, l’Assessore ci ha parlato del passato, presente e futuro del sistema di raccolta differenziata nel nostro Comune, tracciando un primo bilancio di quanto avvenuto prima e dopo l’avvio del “Porta a Porta” per capire cosa sta accadendo o cosa potrà accadere.

Cominciamo con una domanda per entrare in argomento assessore. Ma cosa é successo con l’avvio del nuovo servizio di raccolta nel nostro Comune?

Innanzitutto noi abbiamo fatto questa svolta epocale che ha consentito un incremento notevole della differenziata. Gli ultimi 12 mesi hanno determinato per il nostro Comune un radicale cambiamento nel settore della gestione dei rifiuti.

A giugno scorso chiudevamo con la Lombardi Ecologia un rapporto ultradecennale, appena in tempo prima del fallimento dell’azienda; cosa che avrebbe prefigurato per il nostro Comune scenari igienico-sanitari molto complessi.

Da Luglio è partito il nuovo servizio con la Impresa Del Fiume che, in virtù del rinnovamento del parco mezzi, ha saputo dare un netto miglioramento al livello di igiene urbana delle aree pubbliche; fino all’avvio a Dicembre scorso del “porta a porta”, che ha finalmente dato dignità ad Acquaviva portandolo al livello dei Comuni più virtuosi in tema ambientale.

Questo é sicuramente un risultato importante, però i cittadini lamentano un incremento della Tassa Rifiuti, può giustificarlo?

Questa rivoluzione, naturalmente, ha comportato anche un aumento di costi che nei primi anni, ovvero nel 2016 e 2017, era già noto, visto che il contratto d’appalto con la ditta prevedeva un canone annuo di circa 2,62 milioni di euro per il primo anno di contratto (caduto a cavallo delle due annualità di cui sopra) contro i 2,28 degli anni successivi.

A conti fatti, invece, tra il 2016 e il 2017 il piano economico finanziario di gestione dei rifiuti nel nostro Comune, che prevede anche aliquote variabili in funzione delle percentuali di raccolta, ha visto un aumento dei costi complessivi dell’1,5%, corrispondente a circa 50 mila euro. Si è passati cioè da 3,37 milioni a 3,42 milioni.

Costi che, seppur in aumento rispetto a prima, se vengono confrontati con quelli sostenuti a livello regionale e nazionale appaiono assolutamente in linea, se non addirittura inferiori a quelli applicati da altri Comuni.

Dal “Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2016” dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), ente pubblico di ricerca al servizio del Ministero dell’Ambiente, emerge che in media un Comune italiano di dimensioni analoghe al nostro nel 2015 aveva un costo pro capite per la gestione dei rifiuti pari a 169,76 euro/abitante, contro i 171,03 in media dei Comuni pugliesi. Il Comune di Acquaviva invece nel 2015 aveva un costo pro capite di 135,71 euro/abitante, mentre nel 2016 e 2017 si è attestato sui valori di 159,52 e 162,85 euro/abitante.

I dati dell’ISPRA dimostrano quindi che Acquaviva sostiene ad oggi dei costi inferiori a quelli medi dei Comuni italiani e pugliesi, ma mettono alla luce anche una verità finora poco conosciuta ai più, che spiega perché nel 2015 e negli anni precedenti i costi fossero più bassi.

Ma se i costi del servizio, come dice lei, sono in linea o addirittura inferiori rispetto alla media di quelli sostenuti a livello regionale e nazionale, perché nel 2015 e negli anni precedenti i costi erano ancora più bassi? Quale sarebbe, poi, la verità finora poco conosciuta ai piú?

Mi riferisco al fatto che, In quel periodo, i costi sostenuti dallEnte e pagati dai contribuenti erano in parte rapportati a quelli previsti dal vecchio contratto di servizio con la Lombardi Ecologia, alla quale è stata per anni imposta la proroga di autoritá del servizio, senza peró che l’Ente riconoscesse i previsti adeguamenti del prezzo e, da un certo periodo in poi, nemmeno gli adeguamenti ISTAT previsti annualmente per legge.

Questa circostanza ha prodotto numerosi contenziosi giudiziari con la Lombardi che negli ultimi anni si stanno concludendo con la soccombenza del nostro Comune, condannato dai giudici al pagamento tali extra-costi che, seppur previsti dalla legge, non sono stati riconosciuti dall’Ente, il quale ha continuato a pagare il corrispettivo originariamente stabilito nel contratto.

Ecco spiegato perché la tassa rifiuti pagata negli anni prima del 2016, e calcolata sulla base del prezzo contrattuale, rimasto inalterato per anni, era sicuramente sottostimata rispetto al costo reale del servizio, proprio perché il Comune ha pagato un prezzo molto basso che non teneva conto degli adeguamenti che l’Ente oggi dovrà corrispondere in forza delle sentenza di condanna del Tribunale.

L’altra sera, durante l’incontro pubblico indetto in Piazza dall’Amministrazione, lei ha fatto riferimento anche ai costi di conferimento in discarica. Puó dirci come e quanto questi costi hanno inciso sulla determinazione della TARI del 2017?

Questa é un’altra valutazione sui costi complessivi del servizio che va sicuramente fatta. Data la scarsità in Puglia di discariche autorizzate per i rifiuti urbani, infatti, nel corso degli ultimi anni il costo di conferimento in discarica è schizzato in alto passando dai 28,37 euro/ tonnellata pagati nel 2011 ai 125,75 euro/tonnellata che l’Ente paga oggi.

Nel 2011 il Comune pagava 270 mila euro di smaltimento in discarica, mentre nel 2016 ha raggiunto quasi 1 milione di euro. Un aumento del 350% in pochi anni che prova come il settore dei rifiuti sia molto sensibile ad aumenti di costo, ma anche che questi costi non dipendono dai Comuni, ma da una programmazione impiantistica di settore, affidata alla competenza esclusiva Regione Puglia, che ancora oggi stenta a trovare attuazione e soluzioni di maggiore economicità.

E sugli impianti di compostaggio cosa può dirci ?

Scarseggiano le discariche, ma risultano ad oggi insufficienti pure gli impianti di compostaggio dove conferire l’organico. Anche in questo caso, l’assenza di un mercato che crei una reale concorrenza in Puglia porta a costi di conferimento di questo rifiuto che si attestano fra i 95 ed i 115 euro a tonnellata, solo di poco inferiori a quelli di smaltimento in discarica. La qual cosa è alquanto paradossale….

Di contro carta, cartone, plastica e vetro producono degli introiti ai Comuni, che tuttavia soltanto in parte riescono a mitigare i costi complessivi e che fra l’altro producono effetti positivi in termini economici in misura proporzionale alle percentuali di raccolta differenziata.

Si porta a titolo di esempio il confronto fra i mesi di Luglio 2016 e Febbraio 2017 nella raccolta dei rifiuti ad Acquaviva. Nel primo caso a fronte di una raccolta differenziata al 14% si avevano costi totali di conferimento agli impianti di circa 90 mila euro, nel secondo caso con il 75% di raccolta differenziata i costi sono scesi ad appena 32 mila euro.

Gli importi della TARI 2017 sono piú alti del passato, quindi, lei crede che si ridurranno in futuro? Se si, quando gli acquavivesi potranno ricevere un ritorno economico dal nuovo sistema di raccolta?

Devo fare una precisazione sulla TARI del 2017, con riguardo alle tempistiche entro le quali era necessario approvare il bilancio di previsione. Infatti, il piano economico finanziario per l’anno 2017, propedeutico al bilancio, dal quale sono stati determinati i costi della TARI 2017, è stato redatto nel mese di Ottobre 2016, ovvero in un periodo storico nel quale la raccolta rifiuti avveniva ancora con i cassonetti e non erano disponibili i dati del “porta a porta”.

Per questa ragione è stato ipotizzato per il 2017 uno scenario di raccolta differenziata pari al 60% (nel 2016 i valori reali erano compresi fra il 15 % ed il 20%, ma con raccolta stradale dei rifiuti). Ad oggi invece i risultati dei primi mesi sono molto più confortanti poiché siamo fra il 71% ed il 75% e pertanto quello che si può ragionevolmente desumere è che, se questo trend sarà rispettato fino a fine anno e se non vi saranno eventi che possano destabilizzare il quadro dei costi, per il 2018 c’è da attendersi un piano economico finanziario più leggero di quello dei due anni precedenti, con conseguenti benefici sulla TARI.

Ad avvallare questa tesi giunge a supporto anche la diminuzione del canone annuo per il servizio di raccolta, di circa 400.000 euro, previsto da contratto per gli anni successivi al primo, che il Comune non corrisponderà alla Impresa Del Fiume.

Dal 2018 inoltre sarà introdotto anche il sistema di tariffazione puntuale, ovvero una nuova metodologia di calcolo della TARI che tenderà a premiare le famiglie e le utenze non domestiche che faranno una buona raccolta differenziata e penalizzare, viceversa, chi non la fa.

 

Potrebbero interessarti anche...