Chiedi al mare

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Zarzis, Tunisia. Porto di partenze clandestine ora raccontato attraverso gli occhi di Luis Gomez de Teran.

di Maria Gargano

Lo avevamo lasciato il 2 agosto 2016 davanti la sua ‘’Sogno di una notte d’acqua’’, meravigliosa opera portata alla luce del sole cocente di un’estate torrida. Lui, Gomez , artista internazionale che porta la street art ovunque la vita lo conduca, lo ricordiamo bene sul braccio meccanico, vestito di nero e con il volto coperto a lasciar liberi solo gli occhi profondi come le sue opere, per evitare ustioni, come per tutta la durata del duro lavoro di creazione. Eravamo nell’ambito del Distorsioni Sonore Festival dell’Associazione URLO e del progetto di decoro urbano a cura dell’Amministrazione Comunale che ha visto protagonista una palazzina in via D’Annunzio, alla zona 167 del nostro paese.
Lo ritroviamo collegato con un filo invisibile al nostro paese, tramite Enrico Nerilli, nostro concittadino, agronomo annoverato tra i ”pugliesi giramondo” dal nostro stesso sindaco Davide Carlucci in un suo articolo per La Repubblica nel 2001. Enrico, collaboratore dell’Istituto agronomico mediterraneo di Bari, partecipa al progetto NEMO, un progetto a favore della pesca e dello sviluppo delle zone costiere, che ha dato vita , a maggio 2016, al centro polivalente Zarzis.

Enrico Nerilli, agronomo, collaboratore dell’Istituto agronomico mediterraneo di Bari

Finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il contributo volontario del Ciheam (Istituto agronomico mediterraneo) di Bari, ente esecutore, e la collaborazione in Tunisia della Direzione Generale Pesca e Acquacoltura, questo progetto ha l’obiettivo di rendere, quindi, gli abitanti della costa, nuovamente padroni del loro destino. Accanto al centro polivalente è poi sorto anche un piccolo museo della pesca all’interno del quale, oltre a dare consigli e mostrare le strumentazioni legate a questo mestiere, si realizzano barche. L’arte arriva ad intrecciarsi in maniera naturale grazie all’agronomo Nerilli che pensa a Gomez per fermare la vita su queste mura, rendendo il piccolo museo, una fonte di risorse e speranze in quello che viene definito un ”porto di partenze clandestine”.
<<Gomez è un artista meravigliosamente umano- precisa Enrico-, un ragazzo con un talento puro e poliedrico. Dopo averlo visto trasformare la palazzina della 167, nel mio paese, chiamarlo qui a Zarzis, è stata un’immediata conseguenza. Le sue opere hanno colto l’essenza di questo angolo di cielo e delle vite che vi scorrono al di sotto>>.
Zarzis, come descrive lo stesso Gomez, nel presentare le sue opere sul suo profilo facebook, ”è una piccola provincia sul mare, dove tutto è lento, largo e silenzioso. Fa caldo già da Febbraio e non c’è niente da fare tranne pescare e mangiare il pescato. E’ un bel posto in cui andare qualche giorno per chi è abituato alle grandi città ed è un bel posto da cui andarsene per i ragazzi che ci nascono e le grandi città le sognano.” Ma soprattutto è uno dei porti più utizzati per lasciare la Tunisia clandestinamente… da harraga, termine con cui i nordafricani chiamano chi viaggia senza documenti, chi insomma “brucia le frontiere”.

”Sull’altra sponda”, opera di Gomez sulle rive di Zarzis @Gomez n.c.

”Sull’altra sponda”, la prima opera, realizzata sulla riva del mare, nasce dal relitto di una nave, quasi completamente arrugginito. Raffigura i volti di due uomini, uno a fianco all’altro , uno rivolto verso il mare e l’altro verso la riva; tra i due una sagoma ”ritagliata” dalla lamiera, un vuoto che raccoglie tutte le vite che si sono spente in quel mare e quelle che continueranno a farlo, che raccoglie però anche le speranze di una terra che vuole tornare a vivere. L’opera mette a nudo i desideri divergenti di chi non vuole lasciare la sua terra e chi si sente costretto a farlo a costo della vita, come Karim e Lazar, i due fratelli che Gomez conosce a Zarzis, che hanno trovato nel mare rispettivamente un compagno di vita e una via di fuga.
”Per due ragazzi con lo stesso sangue,- continua Gomez nel suo racconto- cresciuti nello stesso posto, educati dagli stessi genitori, quella distesa d’acqua è stata il bivio da cui sono partite due vite, da cui sono nate due persone adesso complesse e molto diverse tra loro.”

E infine ”Chiedi al mare”, due opere dipinte su due facciate del piccolo museo della pesca; entrambe incentrate sulla voce del mare, ascoltata tramite una conchiglia; il canto o il pianto del mare… i suoi segreti insieme alle preghiere che molti gli rivolgono nella magia che il mare porta con sé… nonostante tutto. Due donne nella prima facciata e un uomo nell’altra, ritratti emblematici di un rapporto profondo con l’acqua e i suoi abissi. L’uomo, che Luis descrive come essere autentico, vigoroso, ruvido, si mostra comunque impaurito davanti all’obiettivo della sua macchina fotografica.

”Chiedi al mare”, opera di Gomez presso il piccolo museo della pesca di Zarzis @ Gomez n.c.

”Chiedi al mare”, opera di Gomez presso il piccolo museo della pesca di Zarzis @ Gomez n.c.

Ennesimo esempio di arte curativa oltre che decorativa, le opere di questo giovane ragazzo, vanno letteralmente a riempire uno spazio, che sia degradato, dimenticato o che abbia un significato importante per la cittadina che lo possiede. Le anime che l’artista dipinge sono splendidi ritratti di uomini, nella loro natura più intima, fragile, indefinita eppure così forte, da poter infondere in chi guarda, sensazioni intense di commozione, gioia, angoscia o trasporto. Adesso sta agli abitanti di Zarzis mettersi a lavoro per ricostruire la ”Provvidenza” come la famiglia Malavoglia fa nel ”Ciclo dei vinti” di Giovanni Verga, insieme di romanzi ambientato a metà dell’800. I Malavoglia, pescatori per tradizione, affrontano le difficoltà portate dal progresso restando saldi alle loro radici, investendo in esse tutte le loro energie, riuscendo così a riportare al suo antico splendore la loro barca, unica fonte di guadagno, la Provvidenza appunto.

‘’Sogno di una notte d’acqua’’… viva

Maria Gargano

Autrice della pagina facebook ‘’Ermetica..mente’’, una maniera per dar vita alle mie parole, mandarle in giro per il mondo... dalla mia mente a quella di chi legge, un viaggio per il mondo e ritorno. Una pagina in cui vive a pieno il mio amore per l’ermetismo, innato, prepotente, lasciato lì in attesa... finché ho deciso di dare voce alla mia anima… costantemente in lotta contro il tempo che avanza lasciandoci un attimo dopo il presente, tra il passato appena strappatoci e il futuro sempre troppo in anticipo… in continuo deficit di bilancio con ciò che avremmo voluto e soprattutto potuto fare, rispetto a ciò che abbiamo realmente fatto. Una voglia di fermarlo, il tempo, almeno nelle parole, per potercisi rituffare rileggendole. Un turbinio di sensazioni che stanno dietro e dentro ad un linguaggio criptico che non si può spiegare ma solo capire. Con un romanzo nel cassetto e la voglia di concedermi il tempo per scrivere, nella frenetica voragine dettata dal tempo, in una quotidianità fatta di responsabilità, oneri, famiglia, amore e sogni tenuti a mezz'aria. In tutto questo, la passione per il giornalismo telematico si fa spazio, in me, per gioco o condizione e mi mette ogni volta alla prova, come la prima, nella stesura di articoli in cui il linguaggio deve mantenersi chiaro, esplicito e condivisibile, lontano dal mio modo di narrare le emozioni. Forte motivazione è il desiderio di sottolineare la bellezza delle cose, da uno spettacolo teatrale ad una manifestazione cittadina, ad una persona talentuosa, qualsiasi cosa meriti essere ricordata in maniera indelebile.

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