Falsa notizia del cane bruciato vivo: Acquaviva messa alla gogna come Sangineto

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Un momento del sopralluogo eseguito dai volontari di "Qua la zampa"

Un momento del sopralluogo eseguito dai volontari di “Qua la zampa”

Per evidenti fraintendimenti o seguendo dichiarazioni e fonti non verificate e supportate da elementi concreti, nei giorni scorsi si è diffusa la notizia di un cane bruciato, addirittura vivo, e poi abbandonato e lasciato morire per strada ad Acquaviva.

“Orrore ad Acquaviva cane bruciato vivo e lasciato morire in strada” questo il titolo dell’articolo apparso in rete lo scorso 8 novembre. 

Gli attivisti dell’Associazione Qua la Zampa e la consigliera delegata Pina Losacco si sono immediatamente attivati, il giorno stesso della diffusione della notizia, per cercare di chiarire la situazione. Al termine delle loro indagini, hanno stabilito che: 

Il cane viveva all’interno di una improvvisata baracca, non certo in una “cuccia” propriamente detta;

la baracca è stata incendiata, sembra dolosamente, ma è certo che il cane non si trovava a suo interno, visto che non è stata rinvenuta la carcassa e, tantomento, un qualsiasi elemento che potesse lasciar supporre la presenza recente di animali. 

Il cane randagio – riferisce su Facebook la signora che, per ultima, se ne prendeva cura – già da alcuni giorni prima dell’incendio non era più nella baracca e, in quella zona, si aggirava un branco di randagi che potrebbe averlo ucciso in gruppo. La baracca, prosegue, la signora, sarà stata bruciata per evitare che il branco potesse prenderne possesso e non andare più via.  

Anche Patrizia Buonadonna, Presidente di “Legalo al Cuore”, l’Associazione animalista che gestisce il Canile Comunale, la cui autorevolezza e competenza non può certo essere messa in discussione, ha espresso su facebook le sue considerazioni sulla vicenda, con un post nel quale prende le distanze dall’allarmante notizia diffusa lo scorso 8 novembre: 

Il post di Patrizia Buonadonna,Presidente di “Legalo al cuore”

La versione più plausibile, ci riferisce Francesco Martellotta, volontario dell’Associazione “Qua la Zampa” ed esperto cinofilo, è che il cane, molto anziano, si sia allontanato da chi lo ha accudito con affetto e sollecitudine per nascondersi e lasciarsi morire. Un comportamento, questo, la cui origine sarebbe da collegarsi agli istinti primordiali dell’animale, legati a quando viveva in branco e quindi si allontanava per non essere di intralcio o causare problemi all’interno del gruppo con la sua carcassa. Sceglieva il luogo più idoneo e si preparava al trapasso. 

Il post di Francesco Martellotta, attivista di “Qua la zampa”

 Se questi sono i fatti, riteniamo scellerata la diffusione di una notizia così grave data senza evidenti prove concrete da parte del sito e pagina facebook “Ches Ie Acquaviv”, i cui gestori – che hanno sinora rifiutato per non meglio precisati “motivi di Privacy” di rendere nota la fonte della notizia – è auspicabile siano chiamati a rispondere – ai sensi dell’Art. 656 del codice penale – sulla pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico.

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La notizia, infatti, è diventata virale in rete, il post su Facebook ha superato le 1000 condivisioni, di cui molte in gruppi con decine di migliaia di iscritti, scatenando in tutta Italia rabbia cieca e indignazione nei confronti di Acquaviva, della Puglia e dell’intero Sud Italia, complice il facile ed immediato accostamento al recente episodio di cronaca che ha reso tristemente famoso il comune di Sangineto dopo la barbara uccisione del cane “Angelo” ad opera di un gruppetto di ragazzi del luogo. 

L’invito è a rimuovere la notizia e a diffondere fatti di cronaca solo dopo averne verificato la veridicità da fonti certe e dichiarate.

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