Marco Bruno: Acquaviva protagonista della Grande Storia con Francesco Pepe e Francesco Supriani

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L’Albero della Libertà.

di Marco BrunoPresidente della locale sezione dell’Archeoclub d’Italia

Articolo tratto da La Piazza di giugno-luglio 2018

C’è una parte di storia che mi ha particolarmente affascinato, ed è quella relativa ai Moti Rivoluzionari Repubblicani del 1799, che furono mossi dalla Rivoluzione Francese del 1789 che contagiò l’Europa ed aveva già influenzato la nascita degli Stati Uniti d’America.

Questo storia mi affascinava sia perchè propugnava un ideale di libertà, incentrato per la prima volta in maniera profonda sull’Essere Umano, sia perchè vedeva Acquaviva protagonista della Grande Storia.

Infatti la nostra cittadina si ribellò al governo assolutista ed oscurantista dei Borbone, insieme a non molti altri centri del barese, per aderire alla Repubblica Partenopea che si fondava sui valori repubblicani.

Principali eroi di questo rischioso progetto di riscatto dalle schiavitù dell’epoca furono Francesco Pepe e Francesco Supriani, che democratizzando Acquaviva piantarono l’Albero della Libertà il 5 di febbraio del 1799 in quella che allora era piazza delle Beccherie ed è oggi a loro dedicata come piazza dei Martiri del 1799.

Il primo fu colpito a tradimento, insieme al fratello Giacomo ed altri valorosi, in un agguato teso dai sanfedisti mentre si recava a Napoli per assumere un importante incarico in seno al Governo Provvisorio della Repubblica Partenopea, il secondo immolatosi nell’atto di consegnarsi ai nemici che avevano vinto, complice forse un tradimento, la fierissima resistenza di Acquaviva, strenuamente guidata proprio dal Sindaco Supriani.

Infatti egli incurante dei consigli degli amici di darsi alla fuga, si consegnò spontaneamente al nemico che, non appena lo vide, lo fulminò con una grandine di palle e lo finì a colpi di baionetta, ma egli, benché ferito a morte, ebbe il tempo di pronunciare queste parole: “Muoio contento perché muoio per la giusta causa… (e indicando la coccarda tricolore sul petto, continuò) questa mi vendicherà”.

I carnefici, non contenti, lo denudarono e lo misero a bruciare, con altri compagni, insieme all’Albero della Libertà che già ardeva. Era il 31 marzo del 1799.

Da questi gloriosi fatti venne l’idea di realizzare una moderna opera d’arte che rappresentasse la libertà così come la intendiamo al giorno d’oggi, per rendere imperitura la memoria di quei Martiri.

Potrà nascervi la domanda “Perchè attualizzare l’idea di libertà? Essa non è immutabile?” Ebbene, la libertà, nel tempo, non ha mai avuto lo stesso significato, ma si è evoluta, man mano che alcune conquiste si ritenevano acquisite o perse.

Ad esempio, nell’Antico Testamento leggiamo un’idea di libertà che è quella di essere liberi di professare una religione e di essere liberi dalla schiavitù come popolo, nel medioevo pensiamo invece all’essere liberi dalla fame e dalle vessazioni del feudatario di turno, con la Rivoluzione Francese si passa invece alla ricerca dell’uguaglianza davanti alla legge, dei pari diritti ed all’abolizione dei privilegi della nobiltà e del clero , con la nascita dei movimenti socialisti si intende la libertà come giustizia sociale.

Questo solo per farvi alcuni esempi.

Così all’inizio del 2016, a noi dell’Archeoclub “Sante Zirioni” di Acquaviva delle Fonti venne in mente di proporre all’Amministrazione Comunale un Concorso di idee per la realizzazione di un’opera d’arte che rappresentasse un “moderno” Albero della Libertà, concorso che doveva essere aperto a tutti gli artisti che avessero inteso parteciparvi, giacché le idee di libertà sono molteplici.

La nostra proposta così formulata trovò piena adesione da parte dell’Amministrazione. Del resto gli Alberi della Libertà di fine ‘700 e di inizi ‘800 lasciavano ampio spazio a questa idea di attualizzazione, essendo il più delle volte dei pali adorni di coccarde, berretti frigi ed altri simboli rivoluzionari e raramente dei veri e propri alberi insomma.

Nel mese di marzo del 2016 le opere partecipanti, undici in tutto, vennero esaminate da una più che competente commissione giudicante, composta dalla Critica d’Arte Lia De Venere, dalla Storica dell’Arte Marisa Milella, dal Presidente della Commissione Cultura della Regione Puglia Alfonso Pisicchio, dall’artista Daniele Trevisi ed immeritatamente anche da me in qualità di Presidente della locale sezione dell’Archeoclub d’Italia.

Dopo un’attenta valutazione di tutti gli interessanti e degni progetti in concorso, si scelse all’unanimità l’opera dell’affermato artista polignanese Giuseppe Teofilo, che con il suo elegante e concettuale Globo-Antenna realizzava la sua idea di libertà, esprimendola nello scambio di idee, informazioni, conoscenze che oggi avviene in maniera subitanea attraverso la rete internet.

Quasi decisiva è stata la sua idea di “obbligare” il Comune ad installare una trasmissione WI-FI libera e gratuita per tutta piazza dei Martiri del 1799.

Così dopo due anni di attesa per il disbrigo degli, ahimè, necessari e lunghissimi adempimenti burocratici, si è alfine arrivati alla bellissima giornata del 25 aprile, nella quale si è inaugurata l’opera, alla presenza dell’autore Giuseppe Teofilo, dell’Assessore ai Beni Culturali Austacio Busto, dell’Assessore alla Cultura Ester Lagioia, dei succitati Lia de Venere e Daniele Trevisi e mia. Assenti giustificati Alfonso pisicchio e Marisa Milella.

Una giornata cominciata con una mia visita guidata ai luoghi legati ai fatti del 1799 del nostro borgo antico, proseguita con una visita a Palazzo De Mari condotta dalle bravissime guide dell’Infopoint e culminata in piazza dei Martiri del 1799 con l’inaugurazione dell’Albero della Libertà e con la splendida chiusura del gruppo dei Uaragniaun che, con uno spettacolo di musica popolare di grandissimo spessore, hanno raccontato in musica quei non così lontani fatti, tanto pregni di sangue e di altrettanta gloria.

Vorrei concludere così: la Libertà costa, è sempre costata, spesso sangue e tragedie, e se oggi noi non ci accorgiamo nemmeno del bene che abbiamo e che dobbiamo stare molto attenti a non perdere, è perché questo prezzo di sangue è stato pagato da degli eroi prima di noi ed anche per noi.

Onore ed eterno ricordo a loro.

Marco Bruno.

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